Cassazione: imporre la stessa altezza minima come requisito di assunzione per uomini e donne è discriminatorio
La Cassazione, con l’ordinanza n. 18522 del 28.06.2023, ha stabilito che imporre la stessa altezza minima come requisito di assunzione per uomini e donne costituisce una forma di discriminazione indiretta nei confronti delle donne.
Ciò che ha portato a questa decisione è stato il ricorso presentato da una lavoratrice, secondo quanto previsto dal Decreto Legislativo n. 198/2006, in cui si lamentava di essere stata esclusa dalla procedura di selezione a causa della mancanza del requisito minimo di altezza stabilito a 1,60 metri, sia per gli uomini che per le donne candidati. La Corte d’Appello ha accolto la richiesta della ricorrente e le ha riconosciuto un risarcimento, ritenendo che questo requisito di altezza minima non fosse appropriato né funzionale rispetto alla posizione lavorativa a cui aspirava.
La decisione della Cassazione ha ribadito che è illegittimo imporre una statura minima uguale per uomini e donne in caso di requisiti di assunzione. Secondo la sentenza, questa norma viola il principio di uguaglianza poiché non tiene adeguatamente conto delle differenze di altezza che mediamente esistono tra uomini e donne.
I giudici della Cassazione hanno quindi stabilito che l’imposizione di una statura minima identica per entrambi i sessi comporta una forma di discriminazione indiretta nei confronti delle donne.
Sulla base di questi presupposti, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dall’azienda, confermando il diritto al risarcimento per la lavoratrice esclusa dalla selezione.
Avvocato Ester Cattaneo