Le novità per il Mercato del lavoro previste nel Programma Nazionale di Riforma
Luca Peron, Diego Meucci | 09/07/2020 07:25
Commento a cura degli avv.ti Luca Peron e Diego Meucci, Trifirò & Partners Avvocati
In data 6 luglio 2020 il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al Programma Nazionale di Riforma (PNR), documento programmatico con il quale l’Esecutivo punta al rilancio della crescita attraverso l’innovazione, la sostenibilità, l’inclusione sociale e la coesione territoriale.
Tra le azioni ipotizzate riguardanti il “Mercato del Lavoro” l’attenzione è posta sul rafforzamento delle politiche attive del lavoro (con una probabile revisione del Reddito di Cittadinanza), il sostegno congiunturale all’occupazione (con interventi di riforma degli ammortizzatori sociali), il completamento del potenziamento dell’operatività dei centri per l’impiego (rafforzandone il coordinamento), il sostegno alle politiche volte a promuovere una migliore conciliazione fra vita e lavoro (dove il riferimento implicito è alla ventilata riforma dello smart working), l’attuazione di politiche di gender mainstreaming volte alla promozione della parità di genere e il rafforzamento del sistema di prevenzione e protezione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
In tema di “politiche di contrasto alla povertà”, il Programma torna su un tema molto attuale e altrettanto dibattuto: l’introduzione del salario minimo come strumento per rendere più dignitosa la condizione dei lavoratori con salari sotto la soglia di povertà nonché per combattere i deprecabili fenomeni di dumping salariale. In pratica, il Governo (riprendendo iniziative legislative che giacciono in Parlamento) conferma la volontà di introdurre un salario minimo orario collegato alla contrattazione collettiva nazionale. Non è chiaro, peraltro, come il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali nella determinazione del salario minimo verrebbe attuato, considerato che il tema è tra i più “caldi” e controversi anche all’interno delle stesse Organizzazioni Sindacali, che pur vedendo nell’istituto uno strumento utile, temono di perdere la centralità del loro ruolo nella contrattazione delle condizioni economiche collettive. Tale criticità resta, pertanto, ancora irrisolta.
Ricordiamo, in proposito, che sono pendenti in Senato due disegni di legge: il DDL 658/2018 e il DDL 1132/2019. Nel primo testo (DDL 658) viene individuato un valore “non infe¬riore a 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali” lasciando ai CCNL la possibilità di prevedere dei trattamenti economici di maggior favore, mentre nell’altro testo (DDL 1132) non vengono previsti importi, ma resi vincolanti i minimi salariali previsti dai contratti collettivi siglati dalle associazioni più rappresentative.
Tra le ulteriori novità per il Mercato del lavoro previste nel Programma Nazionale di Riforma, si osserva che l’Esecutivo intende avviare una revisione degli ammortizzatori sociali per definire, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, un intervento organico nel settore.
L’intervento è volto a cogliere le opportunità offerte dall’introduzione del nuovo meccanismo di sostegno comunitario SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), finanziato attraverso l’emissione di obbligazioni comunitarie, che consentirebbe agli Stati Membri la copertura economica per sostenere i maggiori oneri connessi all’istituzione e/o all’estensione di regimi di riduzione degli orari di lavoro ovvero a misure di carattere sanitario nei luoghi di lavoro, nonché misure analoghe per i lavoratori autonomi.
In tema di previdenza, il Governo si propone di avviare un confronto con le parti sociali in vista della conclusione della sperimentazione di ‘Quota 100′ (fissata per fine 2021) e di rivalutare la misura alla luce della sostenibilità anche di lungo periodo del sistema previdenziale e del debito pubblico garantendo al contempo il rispetto per l’equità intergenerazionale e il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
Candida Nava, [09.07.20 14:57] E’ prevista anche una rivalutazione dell’efficienza ed efficacia del Reddito di Cittadinanza, a distanza di un anno dalla sua introduzione, al fine di stabilire se detto strumento sia effettivamente idoneo – così come oggi è strutturato – a favorire un reinserimento lavorativo del percettore.
Infine, l’Esecutivo promette di proseguire nell’azione di contrasto al lavoro sommerso, mediante monitoraggio delle misure adottate e l’attuazione di ulteriori interventi contro il caporalato.