Licenziamento per assenza ingiustificata e NASPI

In caso di licenziamento per assenza ingiustificata il lavoratore può accedere alla NASPI?

Il quesito, che sino a poco tempo fa non poteva che ottenere risposta positiva, da alcuni mesi pone alcuni dubbi, soprattutto dalla lettura del Disegno di Legge (artt. 72 e 87 Cost.) presentato dal Governo il 1 maggio 2023.

Nel testo del Disegno di Legge si prevedeva, infatti, una sostanziale equiparazione tra l’assenza ingiustificata dal posto di lavoro e le dimissioni volontarie rassegnate dal lavoratore.

L’assimilazione dell’assenza ingiustificata alle dimissioni avrebbe comportato l’impossibilità per il lavoratore di accedere alla NASPI (Nuovo Assegno Sociale per l’Impiego).

La proposta del Governo, oggi ancora all’esame, punta a disincentivare il fenomeno negativo e da condannare della cosiddetta “assenza strategica”. Il lavoratore infatti induce il datore di lavoro a comminare il licenziamento per assenza ingiustificata, raggiungendo un duplice obiettivo.

Il primo è quello di risolvere il rapporto di lavoro. Il secondo è quello di ricadere in un’ipotesi, diversa dalle dimissioni volontarie o dalla risoluzione consensuale, che consenta in ogni caso di accedere alla disoccupazione.

La tendenza, da condannare, porta a risvolti assolutamente negativi, in danno dello Stato, costretto ad erogare l’assegno di disoccupazione, nonché in danno dell’azienda, che ad ogni licenziamento è tenuta a versare un contributo (il cosiddetto ticket Naspi).

Quella del Governo pare tuttavia non essere la soluzione definitiva al problema.

Considerare tout court l’assenza ingiustificata al pari delle dimissioni presta il fianco ad una serie di criticità.

Non sarebbe infatti discernere quale sia l’effettiva volontà del lavoratore. Ritenere sempre l’assenza protrattasi senza giustificativi alla stregua di una dimissione contrasta, poi, con le previsioni della gran parte della contrattazione collettiva.

Risulta più coerente, ad avviso di chi scrive, valutare di volta in volta il singolo caso per comprendere quale sia l’intenzione effettiva del lavoratore.

La giurisprudenza, almeno di merito, si è già espressa sulla questione.

Ha ottenuto risonanza del Tribunale di Udine che ha considerato dimissionario un lavoratore che aveva lasciato intendere di voler indurre il datore di lavoro a licenziarlo per ottenere la NASPI.

Tribunale di Udine Sentenza n. 106 del 30.09.2020